Benvenuti nel nostro blog, dove ogni mese andremo a trattare diversi argomenti relativi al mondo audio e video, se ti interessa approfondire l’argomento iscriviti alla nostra newsletter!

Nel seguente testo, scritto da Carlo Solarino, esploreremo le caratteristiche di una regia video in grado di trasmettere programmi sia attraverso il tradizionale televisore che su qualsiasi dispositivo connesso a Internet. Scopriremo come il segnale televisivo tradizionale si differenzi dalla struttura di trasmissione in rete, come vengano gestiti i pacchetti di dati e come una regia “tricast” fornisca segnali per broadcast, webcast e monitoraggio. Preparatevi a immergervi nel cuore della produzione televisiva moderna, dove la tecnologia e la qualità si uniscono per offrire un’esperienza visiva straordinaria.

come avere il cinema in casa

Così funziona una regia video per broadcast e rete

 

Di Carlo Solarino

Quali sono le caratteristiche di una regia video capace di trasmettere un programma tanto per il nostro televisore quanto per qualsiasi terminale connesso a rete? Ovvero di una regia operante in “multicast” e più precisamente, per questo caso, in modalità broadcast e webcast? Il complesso del banco di regia, composto dal mixer per l’acquisizione e la regolazione delle immagini ricevute dalle camere, cambia di ben poco, ma la sua principale caratteristica consiste invece nel dispositivo d’uscita che dovrà, appunto, fornire i due segnali per le antenne e per la rete. Vediamone dunque qualche dettaglio, avvicinandoci così anche al mondo dello streaming. 

 

Le due emissioni

Affidato alle emissioni in radiofrequenza e richiamando cose generalmente note, il segnale televisivo tradizionale presenta andamento continuo e, affidato come è allo spazio ovvero, e con maggiore precisione, a quella porzione dello spazio indicata come “etere”, si diffonde secondo un percorso omnidirezionale a forma sferica. Grazie a ciò, può essere facilmente ricevuto da un numero pressoché illimitato di utenti.

Ben diversa, invece, è la struttura del segnale distribuito in rete che, inserito su precisi supporti in rame o fibra ottica, segue un insieme di singoli e unici tragitti stabiliti dagli indirizzi di emittente e utente. Qui però, come avviene nel traffico stradale – gestito dai semafori nei punti d’incrocio, che interrompono le file d’automobili – anche il traffico di rete viene sottoposto ad accurate interruzioni.

Precisamente: un esteso file di dati, per esempio generato dalla trasmissione di un film (e altrettanto succede per corposi documenti come pure per singole ma dettagliate immagini), viene organizzato in una sequenza di “pacchetti”, ciascuno di breve durata per dare modo, nei punti di incrocio ovvero nei “nodi” di rete, come si può vedere nella figura, di lasciar passare anche i pacchetti che a quel nodo confluiscono da altre vie. 

Varie e differenziate le estensioni dei pacchetti, così come lo sono i tempi semaforici. Espresse in Byte, le misure dei pacchetti, se riferiti al mondo del video, si attestano attorno ai 1.500 Byte, ovvero 12.000 bit. Misure che determinano “tempi di pacchetto” di 44 µs (microsecondi, ovvero milionesimi di secondo) per immagini in definizione standard (SD), 8 µs per quelle in alta definizione (HD) e solo 2 µs per quelle in ultra- alta definizione (UHD o 4K). Tempi ridottissimi, come si vede, rispetto ai tempi semaforici, ma tutto sommato coerenti con la massa e l’inerzia degli elettroni, ben inferiore a massa e inerzia delle automobili! 

Ed è proprio questa struttura “pacchettizzata” dei flussi di rete, ben diversa da quella a flusso continuo dei segnali d’antenna, che caratterizza il segnale di rete che arriverà sul nostro terminale. Ci troviamo, in altre parole, di fronte al “webcast”, ovvero allo “streaming”, da intendersi quale cascata dei tanti e minuscoli pacchetti, appunto, che compongono il messaggio da noi richiesto.

 

Il multicast

Supponiamo adesso di trovarci presso questa “regia-multicast” che, come detto, deve provvedere all’emissione simultanea del medesimo segnale nelle due diverse forme (di multicast, per la precisone, si parla anche quando una regia video inoltra il solo segnale broadcast, ma nei suoi vari formati quali SD – Standard Definition, HD – High Definition e 4K o UHD – Ultra High Definition.

Ciò a parte, la vera novità della regia broadcast-webcast è quella di dover fornire, oltre al flusso continuo d’antenna, anche quello a pacchetti ma secondo precise regole. Essa si attiene infatti allo standard di conversione rilasciato nell’ottobre del 2017, quando già lo streaming iniziava la sua diffusione di massa, dalla Society Motion Picture Television Engineering, standard noto come SMPTE IP-2110.

Grazie ad esso, sono state di gran lunga agevolate soprattutto le emissioni in streaming generate dalle “vecchie” stazioni televisive e, in particolare, le emissioni per lo streaming in diretta. Le quali, a loro volta, ricorrono anche alle trasmissioni note come OT-TV – Over the Top Television – consistenti in una sorta di “surfing” sopra la stessa rete che ne facilita le fruizioni in tempo reale (sono tutti argomenti su cui potremo tornare in seguito). 

 

Il “Tricast” con tre segnali

Ma non è ancora finito. Una regia che emette i due segnali broadcast e webcast, deve generare anche – e come tutte le regie tradizionali – un terzo segnale: quello di “monitoraggio”, indirizzato ai tanti monitor di controllo e al centro dell’attenzione del regista anzitutto, ma poi del direttore luci, dell’addetto al mixer, dei tecnici per i controlli e così via.  

Tre, in definitiva, i segnali video di riferimento della nostra regia: Formato Broadcast, Formato Webcast e Formato Monitoraggio, le cui caratteristiche di base riassumiamo qui brevemente:

 

1 – Formato Broadcast

È rappresentato dal classico segnale che riceviamo sul nostro televisore, con queste principali specifiche:

Segnale a flusso continuo;

Codifica su 8 bit per una resa immagine di (28 x 28 x 28) 16.777.216 gradazioni cromatiche, ripartite sui tre colori RGB (Rosso, Verde e Blu);

Bitrate compresso, per l’HD in standard AVC (Advanced Video Coding) con valori sui 15 Mbps; e per l’UHD in standard HEVC (High Efficiency Video Coding) con valori sui 20-30 Mbps;

 

 2 – Formato Webcast

Segnale a pacchetti da 12.000 bit circa;

Codifica su 8 bit, come sopra;

Bitrate compresso in standard MP4, con valori che partono dai 3 Mbps per le immagini a definizione limitata, per arrivare sui 15 Mbps per quelle a definizione maggiore (ricordiamo che la definizione delle immagini informatiche si attiene a standard simili ma un po’ differenti da quelli televisivi e rimandiamo, per questo argomento, al nostro precedente blog “L’extension MP4”, disponibile su questo medesimo sito). 

 

3 – Formato Monitoraggio 

Segnale a flusso continuo basato sullo standard e formato SDI (Serial Digital Interface); 

Codifica su 10 bit che, nelle ultime versioni, può arrivare anche a 12 con gamme cromatiche, rispettivamente, di oltre 1 miliardo e quasi 70 miliardi di colori;

Bitrate pieno (ovvero non compresso) pari a 270 Mbps per immagini in SD, a 1,5 Gbps per l’HD e a 6 Gbps l’UHD o 4K.

 

Quello brevemente illustrato, dunque, il funzionamento della regia video broadcast e webcast con i due rispettivi segnali continui e a pacchetti, ma sempre con il segnale pieno e di elevate caratteristiche per la cura e il controllo di qualità del programma in costruzione. Una regia, in definitiva, operante in modalità “tricast”.

 

DIDE

Struttura della rete con i suoi tanti nodi di incrocio.

Regia video per broadcast e webcast del marchio Tricaster.

 

=================================

Questi stessi argomenti vengono trattati in modo approfondito nei due manuali, dello stesso autore, “Saper fare televisione – I volume, La grammatica: immagini, segnali e streaming” e “La post-televisione – Strumenti, piattaforme e regole nell’era del video in rete”, entrambi pubblicati da Dino Audino Editore.