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Nell’articolo di questo mese spiegheremo il Transmission Control Protocol/Internet Protocol.

Streaming: i tanti segreti dei video in rete

 

Di Carlo Solarino

Il termine “streaming” può essere descritto come “un flusso d’acqua fuori controllo”, come una cascata non sempre del tutto gestibile. Infatti, il caricamento o condivisione in rete di un contenuto video avviene proprio secondo un’emissione di dati talvolta non governabile. 

Ma come mai la disciplina informatica, sempre così precisa e schematica, ha dato vita a questa soluzione un po’ approssimativa? 

Per capirlo dobbiamo fare qualche passo indietro nella storia di Internet, che nasce all’inizio degli anni ’70 del secolo scorso e, più precisamente, nell’ambiente accademico militare, settore segnato da estremo rigore operativo. Rigore che, applicato alla rete, diviene il ben noto protocollo di trasmissione TCP/IPTransmission Control Protocol/Internet Protocol, capace di garantire l’assoluta corrispondenza tra il messaggio inoltrato e quello consegnato al destinatario. Una situazione che impone una serie di specifici “controlli”, appunto, tra i quali in particolare un completo esame dell’intero messaggio, una volta arrivato sul terminale interessato.

Tutto ciò può essere però eseguito in modo corretto soltanto su contenuti “statici”, come per esempio testi, documenti, o immagini, tipici dell’ambiente accademico-militare; ma non è facilmente attuabile invece per quel che concerne i messaggi “dinamici” quali musica e video. Nel trasmettere un film di due ore per esempio, l’intero film dovrebbe venire infatti controllato, una volta interamente consegnato all’utente coinvolto: il quale, dunque, potrebbe iniziarne la visione soltanto al termine di questo lungo intervallo di verifica. E qualcosa di analogo avverrebbe anche per una canzone o un brano musicale, opere liriche comprese. Dunque, quello richiesto dal Protocollo TCP, è un processo del tutto da escludere nelle trasmissioni in rete dei contenuti dinamici, ovvero multimediali o audio visivi.
Il compromesso del “Best Effort”:

Che fare dunque per poter trasmettere senza difficoltà anche messaggi audio-video, sempre più richiesti dal grande pubblico? 

Ne è emersa una soluzione di buon senso. Considerato che tali messaggi riguardano soprattutto l’intrattenimento, e non più i precedenti impieghi altamente professionali, si è deciso di adottare una serie di nuovi protocolli, un po’ meno rigorosi ma eseguibili in tempo reale e indicati come RTP, ovvero Real Time Protocol, capaci di garantire livelli di fruizione non perfetti ma più che adeguati alle nuove esigenze dell’intrattenimento o, se vogliamo, del consumismo. 

Questa viene definita come la strategia di rete “Best Effort”, ovvero “apporto ottimale”, da intendersi quale massimo sforzo che la rete può effettuare per assicurare adeguate fruizioni anche all’area dello svago, rivolta cioè a musica, serie video o film. Ed è così che nasce lo “streaming” inteso come flusso di dati non rigorosamente controllati, ma con il vantaggio di fruizioni in tempo reale o quasi. 

Ci sono però dei punti da considerare: soprattutto nei video sono presenti alcuni difetti di riproduzione, che si manifestano con qualche increspatura su alcune sezioni d’immagine per arrivare anche, talvolta, a blocchi per alcuni secondi di un’intera immagine. Questa è un’anomalia nota come “immagine freezata”, da intendersi come “immagine congelata”, cioè ferma o sospesa.

Quindi la definizione finale di streaming è: 

L’inoltro in rete di un flusso di dati relativi a messaggi multimediali non tutti sotto preciso controllo, ma col vantaggio di limitati tempi d’attesa e di un più che accettabile livello di fruizione.

Tanto più, come detto, per contenuti dedicati a intrattenimento e svago.

Qualcosa sui Protocolli di Rete

Viste le due principali categorie dei contenuti trasmessi in rete, rispettivamente, “statici” quali documenti o foto e “dinamici” quali musica e film, entriamo brevemente adesso nei “Protocolli di Rete”, ovvero nell’insieme delle regole alla base degli inoltri dei messaggi. Anticipiamo subito che la trasmissione dati – esclusa dunque la voce – avviene dividendo ciascun contenuto in un insieme di brevi “pacchetti” e facendo percorrere a ciascuno di essi, dalla sorgente alla destinazione, un proprio cammino. Con il risultato di occupare la rete in modo più intensivo, rispetto a un cammino unico ma ben più prolungato, che potrebbe determinare anche dei possibili e frequenti blocchi di rete. 

Ciascun pacchetto prevede, a sua volta, un’intestazione contenente l’indirizzo di destinazione e il numero progressivo dello stesso pacchetto. In questo modo, il terminale ricevente, sia esso un pc da scrivania, un portatile o uno smartphone, una volta ricevuti i pacchetti, ha modo di accodarli ordinatamente, portandoli poi a schermo per una fruizione finale corretta.

Detto questo, vediamo ora il significato dei principali protocolli, i cui acronimi sono d’ampio uso nel corrente linguaggio di rete.

  • IP, Internet Protocol → Stabilisce le regole con cui costruire i singoli pacchetti e, in particolare, la loro intestazione con i numeri progressivi di ciascun pacchetto.
  • TCP, Transmission Control Protocol → Riguarda le procedure di controllo delle trasmissioni, con cui garantire la correttezza dell’inoltro e della consegna dei messaggi. È tipico dei messaggi statici imponendo qualche ritardo nelle fruizioni, ma con il vantaggio dell’assoluta precisione degli inoltri.
  • UDP, User Datagram Protocol → È un protocollo più flessibile del precedente, che viene costruito sulla base delle diverse esigenze d’utenza ed è usato, in particolare, proprio nello streaming venendo meno al rigore dei contenuti trasmessi.
  • RTP, Real Time Protocol → Rappresenta una sottospecie del precedente, con attuazione in tempo reale delle procedure di inoltro.
  • RTSP, Real Time Streaming Protocol →È anch’esso una sottospecie dell’UDP, ma pensato a supporto dello streaming video e con alcune funzionalità aggiuntive come, per esempio, le chat nelle videoconferenze o segnalando il numero dei partecipanti.

In conclusione, per quanto il tema sia ampio e potremmo approfondirlo ancora, lo streaming rappresenta un flusso di dati inoltrato in rete fruibili in tempo reale o quasi reale e dal generale buon livello di fruizione, sia pure con qualche limitato ma accettabile difetto. 

Tutte queste notizie, ma ben altro ancora, sono presenti sul recente libro dello stesso autore “La post-televisione – Strumenti, piattaforme e regole nell’era del video in rete”, pubblicato da Dino Audino Editore, un agile manuale che ancora non esisteva sul mercato, capace di aprire a tutti una via d’accesso al mondo dello streaming.