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Nell’articolo di questo mese spiegheremo cosa sono i mixer da broadcast, le loro peculiarità e quali sono i diversi campi applicativi.

L’AUDIO APPLICATO ALLE PRODUZIONI TELEVISIVE: I mixer per il broadcast

Il mixer è lo strumento utilizzato per “miscelare” più sorgenti sonore da indirizzare verso una o più uscite, gestendo anche molti altri dispositivi collegati contemporaneamente. Con un mixer è possibile anche modificare i livelli o le caratteristiche delle sorgenti audio ad esso collegate. I banchi broadcast per la TV o la radio si differenziano per funzionalità e utilizzo rispetto ad un classico mixer la live o da studio di registrazione.

I mixer posseggono sempre dei  fader, ovvero lo strumento che regola l’ampiezza del segnale in uscita rispetto a quella d’ingresso. Nel caso dei mixer da broadcast essi si presentano all’utente con un’interfaccia un po’ diversa dal solito banco audio. Questa differenza è visibile specialmente nei banchi progettati per le stazioni radio, che presentano una superficie abbastanza vuota e con un numero di fader limitato, o comunque adeguato all’ utilizzo radiofonico. In particolare con l’avvento del digitale c’è sicuramente da evidenziare una caratteristica che è tipica dei banchi televisivi: generalmente escono dalla fabbrica senza avere al loro interno alcun processore di effetti, ossia alcun tipo di riverbero. Più in generale, possiamo affermare che tutto ciò che chiamiamo “effettistica esterna”, sia di dinamica che di riverberazione, nel broadcast non sia mai stata considerata necessaria come nel mondo live e recording e solo negli ultimi anni si è iniziato a implementare anche outboard esterni o server per la gestione di plug-in. L’unico strumento esterno spesso presente nelle regie audio televisive riguardava un compressore o limitatore da inserire sull’uscita Master finale. 



Con l’avvento della tecnologia digitale, pur se concepiti per differenti applicazioni, i banchi audio sono stati piuttosto uniformati nella gestione del segnale, grazie all’ introduzione di “patch” interni o “matrici” per l’instradamento dei segnali in ingresso verso le uscite. In televisione questa tipologia di lavoro è stata sicuramente usata in anticipo, proprio perché le richieste produttive necessitavano una gestione di molti canali di ingresso ed uscita, oltre che di poterli incrociare in una matrice che rendesse tutto il più flessibile. 

La richiesta di una grande quantità di fader “a vista”, ha di fatto reso indispensabile una dimensione piuttosto considerevole della superficie di controllo, a livelli quasi simili alle large consolle degli studi di registrazione. Teniamo sempre presente che le richieste di risorse audio all’interno di uno studio televisivo o di un OBVan (le “regie mobili” che vengono installate all’interno di camion rimorchio), seppur ampie e considerevoli, rappresentano comunque una spesa molto inferiore rispetto ai costi delle apparecchiature video. Questo, oltre alle esigenze produttive, ha fatto sì che i banchi televisivi fossero sempre piuttosto ampi in dimensioni e capacità di processing rispetto ad un banco dello stesso periodo per altre applicazioni. Inoltre, per far fronte ad eventuali guasti del mixer audio o dei suoi DSP (Digital Signal Processor) è sempre stato fondamentale in una regia audio televisiva la presenza di un mixer di scorta (per fortuna rarissimamente utilizzato) così come la presenza di software che permettono di controllare la matrice audio e mixare direttamente da un pc connesso in rete, nel caso di guasto della superficie di controllo! 

Passando ad un livello più operativo, elenchiamo ora alcune caratteristiche imprescindibili di un banco audio broadcast rispetto ad uno pensato per altre applicazioni. 

Audio follow video: indica una serie di settaggi indipendenti per ogni canale audio che permettono di “linkare” attraverso una connessione fisica i cambi delle telecamere sul mixer video associandoli ad un suo relativo fader e fonte audio. Ciò significa che tanto il mixer audio quanto quello video saranno connessi attraverso una scheda che permette ai tasti del mixer video di comandare i fader del mixer audio. Questa funzione è molto utile nel mix di alcuni sport molto rapidi e ripetitivi, dove sarebbe impossibile seguire per ore l’andamento di una gara senza commettere errori, data la velocità di esecuzione e la ripetitività dell’evento. Un esempio tipico di applicazione sono gli sport invernali come lo sci o il bob, così come le gare di Formula uno o il Moto GP. 

Matrice n-1: il segnale “n-1” è un segnale che si crea mixando tutte le fonti audio di uno studio televisivo tranne una, che generalmente è quella da inviarsi a che dovrà ricevere quel mix, ad esempio un giornalista esterno. Per evitare loop e fastidiosi rientri, questo mix non deve contenere al suo interno la voce dell’inviato stesso.

Misuratore della Loudness: la misurazione della loudness è fondamentale dall’introduzione della norma EBU R128. Si possono impostare i parametri del Loudness secondo le specifiche EBU o ATSC ed impostare la misurazione sui canali di ingresso ed uscita prescelti. 

Missaggio surround: normalmente vengono implementati i formati 5.1 ed 7.1. Fra le peculiarità presenti citiamo la possibilità di inserire una matrice che gestisce il “downmix” ( la conversione da 5.1 o 7.1 ad un semplice stereo) cioè ci permette di dosare la quantità di ogni singolo canale discreto del surround all’interno del mix stereo. Questo facilita la creazione di un mix stereo a partire da una situazione di 5.1, permettendoci altresì di non perdere alcuna informazione audio nel passaggio da surround a stereo o anche a mono. I mixer broadcast hanno anche la possibilità di effettuare l’operazione inversa, cioè di passare da un segnale stereo ad uno surround attraverso plug-in di spazializzazione del suono; si tratta della procedura detta di “upmix”.

 

Automix: un’altra applicazione ora molto diffusa ed utilizzata nel mix televisivo riguarda i vari plug-in di Automix, spesso incorporati nei banchi stessi. Già sappiamo che questi plug-in ci permettono di gestire molti microfoni aperti dando priorità a chi sta parlando, permettendo così di ottenere un mix televisivo molto più pulito ed eliminare problemi di rientri dovuti all’impianto di amplificazione (PA) presente in studio.

 

Audio Over IP: la condivisione dei segnali audio attraverso le infrastrutture di rete consente di ampliare le possibilità di “remote production”. Abbiamo già in Europa alcuni esempi di studi televisivi controllati da remoto da una regia centrale geograficamente distante. Questo è possibile grazie alle connessioni in fibra ottica e ai protocolli over IP sviluppati in questi ultimi anni. Questo permette di controllare completamente i segnali audio da remoto e sta portando ad una rivoluzione in termini di costi, personale coinvolto e organizzazione del lavoro.

 

Vorrei concludere questo articolo lasciando ai lettori qualche link sulle case produttrici di mixer audio broadcast per approfondire l’argomento. 

Il mercato del broadcast, attualmente, presenta alcune aziende che sono leader del mercato quali:

Una citazione la meritano anche: